Home » Intervista a Oscar Diotti autore di “Amori ed effetti collaterali”
Scrittore ed Editor - Fondatore di Navigando Parole
Daniele: Oscar, grazie di essere qui con noi con il tuo nuovo romanzo: “Amori ed effetti collaterali”, una raccolta di racconti. Ma dietro c’è tanto di personale e molto temi importanti. Iniziamo subito. Come nasce questo libro?
Oscar: Ciao Daniele e ciao Paolo, è sempre un piacere venire a Navigando Parole. Ok, iniziamo a parlare della raccolta di racconti. È nata quasi per caso. Avevo diversi racconti nel cassetto, scritti in anni diversi, alcuni molto vecchi come La mamma di Giulia, iniziato nei primi Duemila. A un certo punto, dopo una brutta esperienza editoriale, ho deciso di ripartire. Ho messo insieme questi testi, li ho rielaborati, e mi sono accorto che il filo conduttore c’era: l’amore, con tutto ciò che si porta dietro. Così è nato Amori ed effetti collaterali.
Paolo: Il titolo è intrigante. Gli “effetti collaterali” dell’amore sono sempre negativi?
Oscar: Non necessariamente. Alcuni sono tossici, come ho vissuto io stesso dopo la morte del mio primo compagno. Altri sono inattesi, sorprendenti, addolciscono la vita. Il libro contiene entrambi i lati: quello oscuro e quello luminoso.
Daniele: Parliamo del primo racconto, Ultima sigaretta. Un dettaglio, come correggere l’ordinazione di un piatto, diventa gesto d’amore. Quanto è importante per te questo tipo di memoria affettiva?
Oscar: È tutto. Le piccole cose sono quelle che restano. In quel racconto ho voluto mostrare che, anche dopo una separazione, ci sono gesti che resistono. Ricordare che a qualcuno non piace il formaggio svizzero significa: “Ti conosco ancora”. E quello è amore, anche se ormai silenzioso.
Paolo: Il titolo richiama anche Svevo e La coscienza di Zeno. È un omaggio voluto?
Oscar: No, in realtà è legato a una storia personale. Il mio compagno fumava, io odiavo quella sigaretta. Quando ha smesso per motivi di salute, è diventata un simbolo. Anche nel racconto, c’è un riferimento preciso: l’ultima sigaretta fumata da un altro uomo, a cui Flavio non avrebbe mai permesso di farlo.
Daniele: In Genitori, racconti la difficoltà di accettare un figlio “diverso” da quello che ci si aspetta. Cosa succede quando le aspettative dei genitori si scontrano con la realtà?
Oscar: Succede un cortocircuito. Anche i genitori più aperti possono avere una visione idealizzata del figlio. Quando non corrisponde, non sanno come gestirlo. Non è cattiveria, ma una delusione interna, che può creare dolore. È una forma di non ascolto.
Paolo: Anche chi ha vissuto certe esperienze può diventare cieco, come raccontavi?
Oscar: Sì. Conosco padri gay che non accettano i figli gay. Perché non rientrano nello schema che avevano costruito. È assurdo, ma accade. Le aspettative sono radicate, a volte più dei valori.
Daniele: La fine del mondo è un racconto molto breve ma intenso. Due amiche si ritrovano dopo anni, in un luogo dell’adolescenza. Quanto conta tornare nei luoghi del passato?
Oscar: Molto. Io sono tornato in Argentina, dove ho vissuto da bambino. È stata un’esperienza forte, emozionante. Ritrovare quei luoghi ti riapre spazi della memoria che credevi chiusi. Lì, tra quelle pareti, tutto prende un altro senso. E anche i rapporti si ricollocano.
Paolo: In La mamma di Giulia dai voce a una ragazza vittima di bullismo. Perché hai scelto la forma del diario?
Oscar: Perché è diretta, sincera, immediata. Quel racconto è nato vent’anni fa da una notizia di cronaca che mi aveva colpito. L’ho ripreso solo di recente. Volevo dare parola a chi spesso resta in silenzio, e la scrittura, in quel contesto, è rifugio e confessione.
Daniele: E poi c’è Il maniaco, che parte da un momento di tensione e si trasforma in qualcosa di inaspettato…
Oscar: Sì, è uno dei racconti in cui ho giocato con l’ironia e con l’assurdo. Mi ha ispirato una scena vista in un telefilm. Ho voluto ribaltare i ruoli, mostrare quanto spesso i veri “mostri” siano solo persone deboli, incapaci di affrontare la realtà se non con violenza o sopraffazione. E lì l’umorismo serve a spiazzare, ma anche a disinnescare.
Paolo: Parliamo della copertina. Una scelta molto diversa dal solito.
Oscar: È un bassorilievo egizio: due mani che si toccano. Per me rappresenta l’eternità del legame. L’amore in senso universale, non legato al genere, all’età o al tempo. Mani che si uniscono, punto.
Daniele: Hai detto che il racconto La ladra ti è particolarmente caro.
Oscar: Sì, perché contiene tante cose mie: la musica, la povertà, la speranza. Parla di un amore filiale, di un affetto inaspettato che scalda e guida. Un altro esempio di effetto collaterale positivo.
Paolo: Il libro è edito da Dialoghi. Come ti sei trovato?
Oscar: Benissimo. Dopo un’esperienza negativa, mi hanno dato fiducia. Hanno fatto un lavoro di editing molto accurato. Mi sono sentito ascoltato, seguito, valorizzato. E ora sono più consapevole anche nel mio scrivere.
Daniele: Ultima domanda: progetti futuri?
Oscar: Uscirà presto il quarto volume della Compagnia dei Ragazzi. E sto lavorando a un romanzo ambientato in Kenya, tra bracconaggio, infanzia e legami interetnici. Un libro d’avventura ma anche di coscienza.
Daniele: Oscar, grazie. È stato un piacere averti ancora con noi.
Oscar: Il piacere è tutto mio. Navigando Parole è uno spazio libero, umano e autentico. E ogni volta, torno volentieri.