Home » “Una Pancrazia a Berlino” di Rossana Rotolo
Scrittore ed Editor - Fondatore di Navigando Parole
Se c’è un libro che ti farà ridere fino alle lacrime mentre ti costringe a riflettere su come affrontiamo il caos della vita, è “Una Pancrazia a Berlino” di Rossana Rotolo. Questo racconto tragicomico non è solo una raccolta di aneddoti divertenti sull’Erasmus, ma una finestra su un’epoca e su una giovane donna che affronta con ironia le sfide dell’indipendenza e della scoperta di sé. È una storia che, attraverso un tono leggero e accattivante, riesce a toccare temi universali e profondamente umani.
“Lufthansa lost my luggage!”: ecco come inizia il viaggio di Pancrazia, il nome scelto dall’autrice per la protagonista, un alter ego che racchiude il giusto mix di autoironia, vulnerabilità e forza. La perdita del bagaglio è solo il primo di una lunga serie di imprevisti che trasformeranno il suo Erasmus a Berlino in un caleidoscopio di situazioni tragicomiche.
Ma non fraintendete: questo libro non è solo una sfilza di gag divertenti. Ogni episodio è narrato con un’ironia pungente che, invece di ridicolizzare le disavventure, le trasforma in occasioni di crescita personale. Pancrazia non si limita a sopravvivere al caos; lo abbraccia con un atteggiamento che possiamo solo invidiare.
E allora, mentre ridiamo del suo incontro con l’impiegato della Lufthansa o della sua scoperta traumatica del naturismo tedesco, ci rendiamo conto che Pancrazia ci sta insegnando qualcosa: la vita è piena di sorprese, e il modo in cui reagiamo a esse è ciò che definisce chi siamo.
L’autrice è molto chiara: il suo Erasmus è avvenuto in un’epoca ormai lontana. Siamo nel 2000, un tempo pre-social network, pre-smartphone e persino pre-Euro. Un periodo in cui gli SMS si pagavano a caro prezzo, e i blog erano il massimo della modernità tecnologica. Questo contesto dà al libro un sapore nostalgico che molti lettori più adulti apprezzeranno.
La distanza temporale non è solo un dettaglio di sfondo; influenza profondamente il modo in cui Pancrazia vive la sua esperienza. Senza le comodità del mondo digitale, ogni problema – dalla ricerca di un alloggio alla gestione della burocrazia – diventa una piccola odissea. Eppure, questa mancanza di “facilitazioni” rende ogni successo ancora più dolce. Quando Pancrazia trova finalmente la sua stanza nello studentato, sembra quasi di sentire un coro di angeli.
L’assenza di connessioni immediate con l’Italia rende anche le relazioni più autentiche. Pancrazia non può rifugiarsi in una videochiamata con gli amici di casa; deve stringere legami reali, faccia a faccia. Questo crea un’esperienza più immersiva, più intensa, che il lettore moderno non può fare a meno di guardare con una punta di invidia.
Berlino, nel libro, non è solo uno sfondo. È un personaggio a sé stante, vibrante e pieno di contraddizioni. Pancrazia ce la descrive come una città in continua evoluzione, dove il passato e il futuro convivono in modo disordinato ma affascinante.
C’è la Berlino delle grandi piazze: Potsdamer Platz, con la sua modernità disarmonica, e Alexanderplatz, simbolo di un passato sovietico che si ostina a resistere. Ci sono i parchi cittadini, come il Tiergarten, dove Pancrazia scopre – non senza shock – la passione tedesca per il naturismo. E poi c’è la Berlino dei pub, delle metropolitane anni ’70 e degli studenti stranieri che portano con sé frammenti di culture di tutto il mondo.
Questa città diventa un rifugio, un’amante, una maestra. Pancrazia la chiama “casa” con una naturalezza che sorprende anche lei stessa. Ed è difficile non innamorarsi di Berlino attraverso i suoi occhi.
I personaggi: un circo indimenticabile
Uno dei punti più divertenti del libro è la galleria di personaggi che Pancrazia incontra durante il suo Erasmus. Ognuno di loro è tratteggiato con un’ironia affettuosa che li rende indimenticabili.
Il Professore Vietnamita: una figura eccentrica che sembra capace di costruire uno shuttle nella sua minuscola stanza di studentato.
Lo Svizzero in Vetrina: un ragazzo che vive in una stanza con enormi finestre, trasformando la sua routine quotidiana in uno spettacolo live per i vicini.
La Donna Fantasma: una misteriosa ragazza che appare solo per riempire il bollitore in cucina, senza mai pronunciare una parola.
Lola, la Spagnola Logorroica: che riesce a sommergere Pancrazia con un fiume di parole in tedesco con accento iberico, lasciandola completamente confusa.
Questi personaggi non sono solo comparse; sono pezzi fondamentali della rete sociale che Pancrazia costruisce intorno a sé. Con ognuno di loro condivide momenti di pura comicità, ma anche riflessioni profonde sulla vita, sull’identità e sulla diversità culturale.
Lo stile di Rossana Rotolo è forse il vero protagonista del libro. Il tono è colloquiale, quasi come se l’autrice fosse seduta accanto a te, a raccontarti le sue avventure davanti a un bicchiere di vino. L’ironia è la chiave di tutto: non c’è una pagina che non ti strappi un sorriso o una risata.
Ma non lasciatevi ingannare: dietro questa leggerezza si nasconde una profondità che emerge nei momenti più inaspettati. L’autrice riesce a riflettere su temi complessi – come il senso di appartenenza, la scoperta di sé e il confronto con altre culture – senza mai perdere il suo approccio genuino e divertente.
Le descrizioni sono vivide, i dialoghi realistici e i personaggi così ben caratterizzati che sembra quasi di conoscerli di persona. È uno di quei libri che ti fa dimenticare di leggere; sembra più di vivere una storia.
“Una Pancrazia a Berlino” non è solo un racconto di viaggio. È una storia di crescita personale, di scoperta e di resilienza. Pancrazia parte per Berlino per fuggire da un cuore spezzato, ma quello che trova è molto più di una semplice distrazione: è una nuova versione di sé stessa.
Il libro affronta temi come:
L’adattamento culturale: Berlino è un mondo completamente diverso, e Pancrazia deve imparare a navigarlo con pazienza e umorismo.
L’indipendenza: Lontana dalla sua famiglia e dai suoi amici, Pancrazia deve affrontare le difficoltà della vita quotidiana da sola, scoprendo una forza che non sapeva di avere.
L’identità: L’esperienza Erasmus costringe Pancrazia a mettersi in discussione e a scoprire chi è veramente, al di là delle aspettative altrui.
Questi temi sono universali, e il modo in cui l’autrice li affronta – con ironia e onestà – li rende accessibili a tutti.
Se avete fatto un Erasmus, questo libro vi riporterà indietro nel tempo. Se non l’avete fatto, vi farà desiderare di averlo fatto. E se non sapete nemmeno cosa sia, vi farà comunque ridere e riflettere.
“Una Pancrazia a Berlino” è un libro che ti lascia con il sorriso sulle labbra e un nuovo rispetto per la capacità umana di trovare il lato positivo anche nelle situazioni più assurde. È una celebrazione della diversità, della crescita personale e della forza dell’ironia.
Consigliato a chi ama ridere, riflettere e viaggiare con la mente – e il cuore. Pancrazia potrebbe anche perdere il bagaglio, ma non perderà mai la capacità di farti innamorare della sua storia. E alla fine, probabilmente, ti ritroverai a dire: “Anche io vorrei essere una Pancrazia”.