"Due tombe, per quattro defunti: furono inumati senza onoranze funebri e in posizione prona, con un macigno addosso. L’inquietante ipotesi degli antropologi: erano reietti che non dovevano assolutamente tornare tra i vivi …"

I Vampiri di Trani

Nel cuore della Puglia, la città di Trani, con le sue stradine medievali e l’imponente cattedrale affacciata sul mare, custodisce un patrimonio di storie e leggende che affondano le radici nella notte dei tempi. Una delle storie più misteriose e affascinanti è quella dei vampiri di Trani, una vicenda che intreccia folklore, storia e scoperte archeologiche uniche. Questo racconto, che evoca atmosfere gotiche e suggestioni macabre, risveglia il fascino per l’ignoto e per le antiche credenze popolari, affermando Trani come uno dei luoghi più enigmatici d’Italia.

Il Trattato del 1739: Un Arcivescovo e i Vampiri

Molti non sanno che, prima che Bram Stoker pubblicasse il suo celebre Dracula e che il mito dei vampiri conquistasse il grande schermo e la cultura popolare, un arcivescovo pugliese aveva già trattato il tema dei non morti. Si tratta di Giuseppe Antonio Davanzati, nato a Bari nel 1665 e arcivescovo di Trani, il quale scrisse nel 1739 uno dei primi trattati sui vampiri: la Dissertazione sopra i Vampiri. Quest’opera, circolata inizialmente in forma manoscritta, esplora le credenze sull’esistenza dei vampiri, le loro caratteristiche e i racconti di apparizioni che avevano preso piede in Europa, soprattutto nei territori balcanici e germanici.

L’arcivescovo Davanzati, uomo di grande cultura e ammirato intellettuale, intraprese questo studio per rispondere alle crescenti voci e all’isteria collettiva del tempo legata a episodi di presunto vampirismo. La sua opera, apprezzata persino da papa Benedetto XIV, fu pubblicata postuma dal nipote Domenico Forges Davanzati nel 1774.

Nella Dissertazione, Davanzati analizzava minuziosamente i resoconti di cadaveri trovati incorrotti, descritti come vermigli e colmi di sangue anche settimane dopo la sepoltura. Le storie parlavano di defunti che tornavano per nutrirsi del sangue dei vivi, seminando terrore e lasciando dietro di sé un’aura di mistero.

Epidemie di Vampirismo e Cronache del Tempo

Ma cosa portò Davanzati a interessarsi al fenomeno dei vampiri? Nel XVIII secolo, l’Europa era attraversata da un’ondata di racconti spaventosi sui non morti, con le regioni della Moravia e dei Balcani in prima linea. Secondo le cronache riportate da Davanzati e dai suoi contemporanei, questi “vampiri” apparivano sotto forma di spettri che, dopo la morte, ritornavano per tormentare i vivi e bere il loro sangue. Il prelato, che desiderava smitizzare e affrontare con un approccio razionale questi racconti, attribuì molte delle manifestazioni alla suggestione e all’immaginazione corrotta delle persone.

Davanzati scriveva di testimoni che giuravano di aver visto i corpi di questi presunti vampiri: «il corpo era ben colorito, le sue unghia, i suoi capelli, la sua barba si erano rinnovati; egli era tutto ripieno di un sangue fluido». La soluzione per fermare queste creature era brutale: il cuore del defunto veniva trafitto con una lama, seguito dalla decapitazione e dalla cremazione della testa.

Scoperte Archeologiche a Capo Colonna

La connessione tra Trani e i vampiri non è solo letteraria. All’inizio degli anni 2000, un gruppo di archeologi guidato da Ada Riccardi della Sovrintendenza effettuò scavi a Capo Colonna, una penisola vicina al monastero locale. Qui furono rinvenute due tombe singolari che raccontano una storia inquietante. In una di queste tombe, il corpo di un uomo era stato sepolto in posizione prona, quasi inginocchiato, e schiacciato da un masso posto sulla spalla. Nella seconda sepoltura, tre cadaveri giacevano sotto pesanti macigni, senza alcun ornamento o corredo funebre. La mancanza di onoranze funebri e la disposizione dei corpi suggerirono subito agli archeologi l’ipotesi di un rituale per impedire ai defunti di tornare in vita.

Parco Archeologico di Campo Colonna

Il professor Vito Scattarella e il dottor Sandro Sublimi Saponetti, esperti antropologi, condussero uno studio approfondito dei resti. Pur non trovando segni di morte violenta, arrivarono alla conclusione che si trattava di sepolture di reietti, soggetti a una condanna post-mortem per non permettere loro di risorgere. L’associazione con le credenze di vampirismo fu inevitabile, dato che queste pratiche, sebbene rare in Italia, erano ben documentate in altre civiltà antiche, come quella greca.

Simboli di Paura e Pratiche Antiche

La presenza di pesanti macigni sulle spoglie è un dettaglio significativo e simbolico. Era una pratica nota nell’antichità per impedire ai morti di risorgere e tornare a tormentare i vivi. Questa usanza risale a millenni fa, con testimonianze che attraversano culture diverse come quella babilonese, assira e persino vichinga. L’idea che i morti potessero tornare per nutrirsi del sangue dei vivi è una credenza universale che ha attraversato epoche e continenti.

A Trani, l’ipotesi vampirismo fu avanzata anche per le caratteristiche rituali della sepoltura: corpi senza corredi, macigni schiaccianti e nessuna traccia di rispetto funebre.

Cattedrale di Trani

Tali pratiche volevano chiaramente “sigillare” i corpi, imprigionandoli per evitare un ritorno funesto. Il fascino di queste scoperte risiede nella connessione tra tradizioni antiche e timori universali che risuonano ancora oggi.

L’Influenza della Dissertazione nella Cultura Europea

L’opera di Giuseppe Antonio Davanzati, pur non avendo la diffusione delle storie gotiche di vampiri nate in seguito, fu una delle prime testimonianze razionaliste di un fenomeno che inquietava il popolo. Il prelato, che aveva viaggiato in Europa centrale e studiato la cultura delle terre dove il vampirismo era più diffuso, si sforzò di interpretare il fenomeno attraverso la lente del razionalismo illuminista. Il suo trattato fu letto e apprezzato anche dai più alti ranghi della Chiesa e da intellettuali dell’epoca, rappresentando una risposta colta e razionale a un tema che generava panico e superstizione.

Leggende e Aneddoti sui Vampiri di Trani

Nosferatu
  1. La Tomba del Nobile Misterioso: Un aneddoto ricorrente nella tradizione orale di Trani è quello che riguarda un nobile del passato, la cui tomba nel vecchio cimitero era segnata da simboli insoliti, associati a pratiche esoteriche. Si raccontava che questo nobile avesse praticato arti occulte durante la sua vita e che fosse condannato a vagare dopo la morte come un vampiro. Alcuni abitanti giuravano di aver visto una figura scura, con occhi rossi e penetranti, aggirarsi tra le tombe nelle notti di luna piena.

  2. Avvistamenti Notturni al Porto: Un altro racconto popolare parla di avvistamenti vicino al porto di Trani. Si diceva che alcune figure spettrali apparissero sulle banchine nelle ore più buie della notte, emergendo dall’ombra per pochi istanti e poi scomparendo tra le case strette e le vie tortuose del centro storico. I marinai di ritorno dalle loro battute di pesca notturne raccontavano di aver visto queste figure muoversi velocemente, con un’andatura simile a quella di un lupo, ma con tratti umani.

  3. La Casa Maledetta: In una delle antiche strade del centro storico, c’era una casa che, secondo la tradizione, sarebbe stata abitata da una famiglia maledetta da un vampiro. La leggenda racconta che un antenato di questa famiglia avesse offeso una creatura della notte e che questa, per vendetta, avesse segnato il sangue della stirpe. Gli abitanti locali evitavano di passare vicino alla casa dopo il tramonto, e per molti anni si raccontava che, guardando dalle finestre, si potessero vedere ombre scure e movimenti inspiegabili.

Conclusione: Trani, Città di Misteri e Leggende

La storia dei vampiri di Trani, tra antichi trattati, scoperte archeologiche e leggende, rappresenta un legame unico tra la città e il mondo del soprannaturale. Trani non è solo una perla architettonica affacciata sull’Adriatico, ma anche un luogo dove la storia e il mistero si incontrano, creando un’aura di fascino e terrore che perdura nel tempo. I racconti di vampiri, con il loro carico di paure ancestrali e pratiche rituali, continuano a sollecitare l’immaginazione e a ricordare che, dietro ogni leggenda, c’è un frammento di verità pronto a risvegliare antiche inquietudini.