Home » “Profiling e Psicologia Investigativa” di Giorgio Stefano Manzi e Maria Elisa Aloisi
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Appassionata di criminologia e Thriller, studia allo IULM
Il saggio “Profiling e psicologia investigativa” scritto da Giorgio Stefano Manzi e Maria Elisa Aloisi è adatto sia per chi scrive libri gialli o thriller, per i lettori degli stessi ma anche per gli appassionati di true crime.
Io sono rimasta incollata alle pagine perché creano un vero interesse, ma soprattutto perché ho potuto capire le strategie di inchiesta, che, da appassionata di Criminal Minds a volte non sono così comprensibili, ma che in realtà hanno delle basi solide.
Nel saggio vengono analizzati alcuni degli ambiti della scienza forense come: antropologia forense, balistica forense, Blood pattern analysis, botanica forense, Dattiloscopia forense, entomologia forense, fire Investigation, genetica forense, geologia forense, informatica forense, medicina legale, odontoiatria forense, optometria forense, patologia forense, perizia calligrafica, patologia forense, tossicologia forense.
Questo sembra solo un elenco, ma in realtà quando un detective viene chiamato su un luogo del delitto deve mettere in pratica tutte queste competenze.
“Profiling e psicologia investigativa” ha una struttura a lezioni, non a capitoli, tenute dal professor Manzi alla scrittrice Maria Elisa Aloisi che spesso viene sgridata creando dei dialoghi che permettono fruibilità al lettore, in un saggio che richiede molta attenzione, ma che al tempo stesso è veramente avvincente e insegna, per esempio, a me ha permesso di comprendere i meccanismi che muovono le azioni dei profiler nelle serie.
In pratica, il saggio è volto ad analizzare, in linea generale, ogni tecnica investigativa, anche quelle più dibattute, come ad esempio la castrazione chimica, che viene spesso invocata nel caso dei pedofili, spiegando nel dettaglio l’inutilità di questa, in quanto pur inibendo l’atto sessuale, può, addirittura, aggravare i comportamenti del predatore dando così origine ad un’aggressione, che può sfociare in qualcosa di ancora peggiore, dato che non solo l’atto compiuto è violenza, arrivando a causare la morte dell’aggredito.
Semplice, o almeno così diventa dopo la spiegazione del professore, perché non si ragiona più con i testicoli, ma con il cervello, quindi potresti non compiere l’abuso sessuale, ma in compenso affogare, quindi, capirete cari futuri lettori che qui non c’è consolazione in nessun modo.
Per noi lettori accaniti che conosciamo i più grandi investigatori mai creati, inoltre, diventa un manuale per verificare quanto è credibile il nostro caro detective.
Il celebre Hercule Poirot, fallirebbe, in parte nel suo caso, perché il suo metodo di indagine si basa sull’uso delle cellule grigie, e che cellule aggiungo io. Ma non basta, non può bastare perché una scena del crimine parla e dice molto di più attraverso tutte le scienze che entrano in gioco.
Nel caso del mostro di Firenze la balistica forense aveva determinato con precisione l’arma del delitto, ma chi ha sparato e mutilato, ad oggi, non è dato ancora sapere. Il modus operandi viene trattato in maniera esaustiva, non ne esiste solo uno, come spesso siamo portati a credere, può esistere la firma, ma non è detto che le azioni del serial killer siano sempre le stesse.
Si può essere dei criminali organizzati e lasciare una scena del crimine disorganizzata e l’opposto. Altro elemento che mi ha colpito è l’analisi della calligrafia, da Jack lo Squartatore passando per lo Zodiac fino al mostro di Foligno, il modo di scrivere permette di identificare il carattere della persona che invia la lettera.
Lo Zodiac, addirittura, mandava delle lettere con un codice che è stato decriptato solo da poco, probabilmente dopo la sua morte, motivo per cui è inattivo.
Sulla calligrafia, lezione che mi è piaciuta particolarmente, mi sono ritrovata a pensare a quanto fosse innovativo Edgar Allan Poe, nel racconto Il cuore rivelatore sfida i detective, e non è quello che fa il killer quando manda la famigerata lettera?
Il mostro di Foligno, all’anagrafe Luigi Chiatti, mandava lettere in cui sfidava la polizia e si firmava il mostro, ma la sua calligrafia e il suo modo di scrivere denotavano un ritardo mentale, le perizie psichiatriche successive, lo valutarono, infatti, semi infermo di mente.
Altra particolarità che mi ha colpita è come si indaga sulla scena di un crimine. Quest’anno in televisione sono stati trasmessi una serie di documentari riguardanti il rapimento e l’uccisione dell’Onorevole Aldo Moro. Avete presente il momento del ritrovamento del cadavere?
Ecco, quello è l’esatto comportamento che non si deve tenere su una scena del crimine. Giornalisti, autorità giudiziarie, passanti curiosi, ci mancavano solo i selfie, che oggi non sarebbero mancati, con il morto. Quella scena del crimine può definirsi pulita? Ma assolutamente no, è stata inquinata da sigarette, da orme di persone sconosciute, e poi, rullo di tamburi, vogliamo parlare del giornalista che trova un proiettile e lo consegna, senza guanti ovviamente, alla polizia. Tutto questo non sarebbe mai accaduto con le tecniche che oggi conosciamo e che, fortunatamente, vengono messe sempre più in pratica.
Altra scena del delitto inquinata che mi ha sempre incuriosita, quella del delitto Borsellino. Mi sono sempre chiesta come fosse possibile che l’agenda che il magistrato portava sempre con sé, fosse sparita come se su di essa fosse stato lanciato un Avada Kedrava con i fiocchi. Bene la scena del crimine, anche qui, era invasa da curiosi, giornalista e da chi sapeva cosa cercare e dove. Risultato scena del crimine inquinata e agenda sparita. Puf!
Chiudo con una parte di sinossi del libro, che cita il mio detective preferito, se vi state chiedendo chi è, si, vi confermo che è lui, proprio lui, in carne e penna, Sherlock Holmes. Inventore del metodo deduttivo, dipendente da cocaina, suonatore incallito di violino, fu il primo detective che sostituì la scienza al solo caso.
Un’invenzione che Sir Arthur Conan Doyle traspose dalle teorie del Dottor Bell in Sherlock. Consiglio a tutti di tenere questo saggio sul comodino perché può sempre tornarvi utile nel caso stiate leggendo, seguendo o scrivendo di un’indagine. Se siete scrittori potrete valutare attraverso di esso la credibilità del vostro romanzo. Se siete lettori, bè vi conosco, perché siete come me, quindi vi immagino, con un bel thriller in mano, alla ricerca del colpevole, bene testate la vostra ipotesi con questo meraviglioso vademecum.
Se siete appassionati di true crime o solo curiosi, anche in questo caso scegliete il vostro podcast, fatelo partire e giocate a Cluedo, scoprirete che il maggiordomo molto spesso è innocente!